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Arts & Culture

l’essenza del paradiso

giugno 2022- Numero 22
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l’essenza del paradiso

Un magnifico volume raccoglie le suggestioni dei grandi giardini italiani. Ce ne parla Delfina Rattazzi, autrice del saggio che arricchisce la pubblicazione e cara amica del Forte

Testo di Silvia M.C. Senette - Foto courtesy of Franco Maria Ricci Editore

È un insolito e affascinante viaggio quello che, in quasi trecento pagine corredate da splendide immagini, invita alla scoperta delle meraviglie verdi disseminate per l’Italia e catalogate nel volume “Grandi Giardini Italiani - L’essenza del Paradiso” firmato da Franco Maria Ricci Editore. Un omaggio, nato per celebrare il venticinquesimo anniversario del network Grandi Giardini Italiani, che fonde natura, arte e storia in un’antologia letteraria che valorizza il patrimonio culturale del nostro Paese. A curare i testi, accanto alla fondatrice della rete Judith Wade, la scrittrice e giornalista Delfina Rattazzi, erede della dinastia Agnelli e habitué di Forte dei Marmi, di cui serba ricordi “verdi” legati all’infanzia.

«Sono cresciuta fra i profumi di piante che amano respirare la brezza del mare: la santolina e l’elicriso, il timo e il pitosforo. E i gigli di mare: crescono in alcuni bagni di Forte dei Marmi ed emanano il loro caratteristico profumo che di sera si fa più intenso», rivela l’autrice. «Ricordo le dune ricoperte di eryngium a foglia grigia che spuntavano sulla sabbia dorata durante la mia infanzia; piante selvatiche oggi protette che aiutano le dune ad ancorarsi e che sopravvivono con pochissima acqua».

Un Eden a cielo aperto che, nelle memorie di Delfina Rattazzi, ha lo stesso fascino dei giardini esotici e nascosti, delle aiuole rinascimentali e barocche o degli orti botanici e dei “sacri boschi” scoperti nella sua ultima avventura editoriale. Molti sono custoditi in Toscana. «Oltre alla Villa Reale di Marlia, sontuosamente restaurata di recente, e a Villa Bardini, con la sua scalinata barocca e uno charme inalterato nei secoli, vicino a Lucca troviamo l’ingegnoso Giardino di Collodi», elenca la scrittrice. «Sulle colline di Fiesole sorge invece il parco di Villa Peyron al Bosco di Fontelucente, con un sorprendente giardino all’italiana potato nelle forme di piccoli covoni di fieno, con cespugli di rose che crescono fra una bordura e l’altra. Vicino a Montepulciano fiorisce il Parco di Villa Trecci, dove prosperano specie autoctone e piante a foglia grigia dallo spirito mediterraneo: nel giardino crescono solo rose toscane all’ombra lieve di ulivi centenari».

Isola Madre, Stresa (Verbania) - Magnifico esemplare di pavone bianco che, insieme a fagiani e pappagalli, fa parte del patrimonio faunistico delle Isole Borromee a partire dallOttocento

Villa Arconati, Bollate (Milano) - Vista aerea del parterre delle ballerine

Sono cresciuta fra i profumi di piante che amano respirare la brezza del mare: la santolina e l’elicriso, il timo e il pitosforo. E i gigli di mare: crescono in alcuni bagni di Forte dei Marmi ed emanano il loro caratteristico profumo che di sera si fa più intenso

I consigli dell’autrice tradiscono la profonda passione per la botanica. «Se si amano gli iris, il posto da visitare è Villa La Massa, sulle rive dell’Arno fiorentino. In Toscana l’iris cresce in natura, dove la macchia mediterranea profuma l’aria con i ginepri e tutto l’arco delle piante aromatiche che la compone». Ancora una volta il pensiero vola all’amata Versilia. «Al Forte, sotto ai pini, venivano coltivate le ortensie, leitmotiv delle mie estati giovanili. Mia madre ne ha piantate molte anche all’Argentario, dove in seguito ha scoperto altre piante interessanti: dalle rose banksiae alle camelie, dal camedrio alla scabiosa, dalle rose cinesi all’echinops. Aveva creato un paradiso denso e profumato bordato da siepi di rosmarino e si pranzava sotto a un pergolato di passiflore. Mia madre era molto fiera del suo ibisco palustre, con petali che sembravano dipinti a mano screziati di viola e bianco».

La passione per le piante è un dono di famiglia. «Mia madre Suni (Susanna Agnelli, ndr) mi ha sempre portata a visitare giardini fin da quando ero piccola: su per le scale di La Mortella, a Ischia, o al giardino San Michele, a Capri. E poi Ravello, la Reggia di Caserta, la Landriana, i giardini attorno a Firenze e Roma. Anche mia zia Marella era una vera appassionata», ammette la scrittrice. «A Marrakech ha creato uno spazio di rara bellezza che lascia senza fiato. Io, però, mi accontento di due piccole terrazze a Milano dove non smetto mai di sperimentare».

In compenso essere co-autrice del volume patinato sui “Grandi Giardini Italiani” si è rivelata un’opportunità preziosa per scoprire scorci segreti della penisola. «È la varietà degli spazi a rendere l’Italia unica», spiega. «Dalle fastose distese erbose sui laghi ai margini delle Alpi passando per la Tuscia, dove gli alti prelati hanno lasciato opere incantevoli, il nostro Paese è ricco di opere uniche. Passiamo da giardini all’italiana rimasti intatti per secoli alle statue inquietanti del Sacro Bosco di Bomarzo, fino alle maestose succulente della Sicilia e agli orti botanici che custodiscono la nostra biodiversità». Un paradiso sconosciuto ai più che varrebbe la pena conoscere, per lasciarsi sorprendere e inebriare da tanta bellezza figlia di Madre Natura.

Villa Lante, Bagnaia (Viterbo) - Nella residenza del cardinale Giovanni Francesco Gambara, la cui costruzione è attribuita a Jacopo Barozzi da Vignola (1511-1566), il giardino formale finemente lavorato circonda splendide fontane e fa da sfondo alle due palazzine affrescate

Giardini La Mortella, Forio dIschia - Isola dIschia (Napoli) - La Serra Tropicale, Victoria House, oltre ad ospitare lomonima ninfea gigante, è dominata dalla Bocca, una scultura di Simon Verity (1945) che riproduce la maschera di John Piper sul sipario per Façade, famoso intrattenimento musicale di William Walton. Nella serra sono coltivate anche orchidee, bromelie, araceae e due splendidi rampicanti: lo Strongylodon macrobotrys e la Thumbergia misoriensis

IL VOLUME

Grandi Giardini Italiani
L’
essenza del Paradiso
Franco Maria Ricci editore

Pagine: 276
Formato: 28,5 x 30 cm
Testi di Judith Wade, Del
fina Rattazzi e Caterina Napoleone