meraviglie di villa in villa
Un diadema di nobili dimore incorona Lucca: sontuose residenze e grandi parchi in cui perdersi fra statue, grotte, giochi d’acqua, architetture verdi, teatri di verzura, piscine e romantici laghetti. Un tesoro a due passi dalla Versilia di cui godere a più riprese col mutare delle stagioni
Testo di Cristina Conti - Foto di Luca Lupi
Sono più di cinquecento le ville costruite, a partire dal XIV secolo, dalle famiglie più nobili e ricche di Lucca nella campagna attorno alla città. Residenze sontuose, spesso imponenti, circondate da parchi e giardini, con fontane e persino laghi artificiali, limonaie, scuderie, simboli di uno status conquistato grazie ai commerci e alla finanza. La villa, e la campagna coltivata che la circonda, sono il segno della conquistata nobiltà, un luogo di vacanza e di divertimenti, ma anche la base per gestire l’attività agricola e fondiaria.
Molte di queste ville, anche se proprietà di privati, sono aperte alle visite del pubblico, alcune possono essere affittate per matrimoni e feste, o per periodi di soggiorno: una meta a un passo dalla Versilia, che merita sicuramente più di una visita, soprattutto per chi ama l’architettura, con le testimonianze rinascimentali, barocche e neoclassiche qui riunite, e la natura, con i parchi, i giardini e i “teatri di verzura”.
Si può iniziare dalla Villa Reale di Marlia, una delle più antiche e lussuose di tutta la provincia. Deve il suo nome a Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone, principessa di Lucca e Piombino, che l’acquistò nel 1806. Le sue origini sono tuttavia molto più antiche: già in epoca medievale qui sorgeva il fortilizio del duca di Tuscia, trasformato poi in palazzo signorile dalla famiglia Buonvisi. A metà del ‘600 la dimora cambia nuovamente proprietà con i fratelli Orsetti, che ricostruiscono completamente il palazzo e ridisegnano il parco in stile barocco. Sono opera degli Orsetti anche il Giardino dei Limoni, con oltre duecento piante, il Teatro d’Acqua e il Teatro di Verzura. Questo è il più antico d’Europa e uno dei più belli, con le siepi di tasso tagliate in modo da creare pareti, podio, buca per il suggeritore, palco e quinte.
All’inizio dell’800 Elisa Bonaparte trasforma le facciate del palazzo in stile neoclassico e modifica in parte il parco, con temi da giardino all’inglese. Dopo l’Unità d’Italia, la tenuta entra tra le proprietà del Regno. Vittorio Emanuele II la mette a disposizione degli eredi di Carlo di Borbone ma le vicissitudini di questa famiglia porteranno al periodo più triste nella storia della villa. Il complesso viene venduto, gli arredi messi all’asta, molti alberi del parco abbattuti per fare legna.
Nel 1923 i conti Pecci-Blunt acquistano la proprietà e avviano i lavori di restauro. Tra questi, la creazione di un lago artificiale che, oltre a contribuire alla bellezza del luogo, garantisce acqua per i giardini anche nei mesi più caldi.
Quasi cent’anni dopo, nel 2015, a innamorarsi di Villa Reale è una giovane coppia svizzera, Henric e Marina Grönberg, che l’acquistano con l’ambizione di riportarla agli antichi splendori e apriranno al pubblico non soltanto il parco, ma anche alcune stanze della villa e la Palazzina dell’orologio, che ospita le originali collezioni della contessa Mimì Pecci-Blunt.
Villa Torrigiani a Capannori è invece uno dei più importanti esempi di architettura barocca in Toscana. A darle l’attuale assetto fu, a metà del ‘600, il marchese Nicolao Santini (ambasciatore della Repubblica di Lucca alla corte del Re Sole) dal quale discende la famiglia degli attuali proprietari.
Villa e parco hanno la stessa impronta scenografica e trionfale, a cominciare dal lunghissimo viale fiancheggiato di cipressi che conduce alla residenza e annuncia l’imponente facciata ornata di statue. Al marchese Santini si deve anche il Giardino Teatro di Flora, con le sue grotte e i giochi d’acqua ancora funzionanti. All’interno della villa, il giardino è il tema decorativo negli affreschi del pittore Pietro Scorzini, perfettamente conservati così come gli arredi originali.
Affonda le sue radici alla fine del ‘400 Villa Oliva, in località San Pancrazio, a pochi chilometri da Lucca. La costruzione fu commissionata dalla famiglia Buonvisi a Matteo Civitali, uno dei più importanti architetti dell’epoca, ed è ispirata all’ideale rinascimentale di armonica bellezza. La residenza è circondata da un grande parco recintato, composto da diversi tipi di giardini scenografici e costellato di fontane. Il complesso comprende anche la bella scuderia Buonvisi, sulla quale si narra la leggenda di una scommessa fatta con il re di Francia Luigi XIV dal Buonvisi, convinto che la sua scuderia fosse più bella di tutte le sale di Versailles. Al messo inviato dal re, il nobile lucchese fece trovare le pareti della scuderia interamente tappezzate di monete d’oro con l’effige del Re Sole. E vinse la scommessa.
Villa Diodati-Grabau a San Pancrazio
Il nostro breve tour delle ville di Lucchesi, può concludersi qui a San Pancrazio, dove sorge anche Villa Diodati-Grabau. Costruita dalla famiglia Diodati alla fine del Quattrocento, a metà ‘800 viene acquisita dai Cittadella che ne trasformano l’aspetto da rinascimentale a neoclassico. Nel 1868 viene acquistata dagli attuali proprietari, la famiglia Grabau, ai quali si deve, tra l’altro, la grande varietà di piante con cui, in collaborazione con l’Orto botanico di Lucca, è stato arricchito il parco. Parco che si estende per nove ettari, con una splendida limonaia del ‘600, il Teatrino di Verzura, un grande giardino all’inglese ottocentesco e un giardino all’italiana con una grande collezione di limoni.
un volume dedicato alle ville lucchesi
Le foto di questo servizio sono tratte da “Giardini lucchesi - Il teatro della natura tra città e campagna” a cura di Maria Adriana Giusti, secondo volume di una trilogia dedicata alle ville di Lucca edita da PubliEd Editore. Il volume è disponibile in lingua italiana e francese. Si acquista al prezzo di 40 euro direttamente presso l’editore: publiedsas@libero.it; +39 346 0941723.